Il santuario di San Chiaffredo a Crissolo

Il Santuario di San Chiaffredo dipende dalla parrocchia di San Giovanni Battista di Crissolo; è ubicato ad est della Villa, frazione capoluogo, ai piedi del Monviso, in magnifica posizione.
Secondo la tradizione, il ritrovamento da parte di un contadino, impegnato ad arare, della tomba di san Chiaffredo, il 18 novembre dell’anno 522, portò alla prima costruzione di un pilone o edicola, ben presto sviluppatosi in chiesa vera e propria. Secondo lo storico Gioffredo Della Chiesa, autore della Cronaca di Saluzzo (che si ritiene composta intorno al secondo quarto del Quattrocento), si dovrebbe al longobardo Ariperto II - regnante tra il 701 ed il 712 - il restauro della primitiva chiesa.
Nel secolo XI, i marchesi di Saluzzo, signori di Crissolo e di tutta la Valle del Po, col contributo delle offerte dei pellegrini e dei devoti, avrebbero promosso operazioni di recupero e ingrandimento del complesso. Il 6 settembre 1375 il Vescovo di Torino, Diocesi dalla quale all’epoca dipendeva Crissolo, conferiva la chiesa di San Chiaffredo a Ludovico figlio di Michele Baseti di Moncalieri, essendo la sede vacante per la morte del suo ultimo rettore, Giacomo Marentini: è questa la prima attestazione documentaria che prova l’esistenza dell’edificio di culto, unitamente alla devozione per il martire.
La portata crescente di tale devozione è dimostrata da un documento del 1387 in cui papa Clemente VII, da Avignone, accordava particolari indulgenze a quanti avessero sostenuto la ricostruzione del luogo di culto. La navata mediana sarebbe stata aggiunta nel 1551, ad opera del milanese Francesco Caglia, mentre risalgono al 1869-1870 la navata di levante, al 1878-1882 la cappella delle reliquie, al 1890-1893 la navata di ponente.
L’attuale facciata è un rifacimento del 1902. Tra le opere d’arte di maggior pregio custodite nel Santuario si segnalano gli arcaicizzanti capitelli gotici della navata centrale e la pala in presbiterio raffigurante la Madonna col Bambino adorata dai santi Chiaffredo e Francesco d’Assisi, riconducibile alla tradizione figurativa saviglianese del realismo di matrice caravaggesca, mentre spiccano per quantità e qualità gli ex voto in differenti materie e tecniche offerti dai pellegrini.