Il carnevale alpino a Bellino, la Beò de Blins

La Beò de Blins, l'antico carnevale alpino di Bellino è una festa di carnevale con cadenza quinquennale e si celebra la Domenica di Carnevale e il Martedì Grasso. Il corteo storico che dalla frazione di Chiazale percorre i quartieri alti è una rappresentazione teatralizzata dei moti popolari contro i Saraceni.

La Beò di Bellino è un carnevale che mantiene i tratti tipici del carnevale alpino della Val Varaita che ricorda la famosa Baiò di Samperyre, una festa tradizionale tipica di Samperyre. Le Baie sono rappresentazioni carnevalesche tradizionali diffuse da medioevo, nei riti si ritrovano elementi pagani e religiosi, si celebra la rinascita della natura dopo l'inverno e si ricordano episodi storici del luogo.

La Beò de Blins s'ispira alla guerra combattuta contro i saraceni a nel borgo di Preifiol, piccola località vicino a Chiazale, dove la popolazione locale resistette all'invasore fino all'arrivo dei rinforzi che liberarono Bellino. La Bèo si tiene infatti nelle frazioni di Chiazale, Celle e Prafauchier, le Cartier n'Aut (i quartieri alti) del comune di Bellino. La sfilata parte da Chiazale, scende a Celle e, percorrendo gli stretti vicoli della borgata, arriva fino a Prafauchier per poi concludersi a Celle.

I sollevamenti popolari contro i Saraceni risalgono a circa dieci secoli fa e per celebrarli ogni cinque anni si tiene la Beò de Blins. Il corteo che rievoca le battaglie è formato dai Picounier che avvistano "les barrieres", tronchi che sbarrano il passaggio per le strade che ricordano gli ostacoli lasciati dai saraceni, e i Turc. Per liberare il passaggio intervengono i Sapeur mentre Lou Viei, con la sua maschera di legno, accompagna La Veio, che improvvisa cadute e malori e viene soccorsa da Lou Medic. In totale i curiosi figuraranti di questa rappresentazione sono quaranta, ciascuno contribuisce a raccontare la cacciata dei Saraceni. Tutti indossano abiti coloratissimi con nastri e coccarde, gli uomini indossano grandi copricapi, le donne hanno la tipica bera, una cuffietta bianca con ricami a tombolo. Tutti recitano la loro parte secondo un canovaccio.

La figura più curiosa è misteriosa è Lou Turc, lo straniero che deve essere convertito. Parla una lingua incomprensibile e viene tenuto a bada da un Gendarme. La festa terminerà il Martedì Grasso quando il Turc viene battezzato e viene messo al rogo il Lou Ciciu, il fantoccio di paglia, che sancisce la fine del carnevale.