I fantasmi del castello della Manta

Splendidamente adagiato sulle colline saluzzesi, il castello di Manta porta con sé affascinanti misteri e leggende. Si narra infatti che vi siano tre fantasmi che infestano le stanze di questo castello... scopriamo le loro storie.

Uno degli spiriti inquieti è quello di una nobildonna, la quale venne uccisa dal marito in seguito alla scoperta della sua infedeltà. Egli ideò un ingegnoso stratagemma: per giorni non fece abbeverare i cavalli che conducevano la carrozza della moglie. Al primo viaggio le povere bestie, sentendo l'odore dell'acqua, si gettarono verso il fiume e la donna annegò. Da allora lo spirito della donna vaga senza riposo nelle stanze del terzo piano, dove potrete sentire ancora oggi il suo profumo di Gelsomino e dove potrebbe riservarvi qualche dispetto!

Il secondo spirito che si aggira per queste mura, è quello di un giovane venuto da lontano, profondo conoscitore di erbe medicinale e di riti magici; si narra che la figlia del castellano fosse rimasta incantata dal giovane straniero dal bell'aspetto e dai modi gentili. Presto, infatti, si innamorò di lui. Il padre della ragazza si infuriò per questo amore e costrinse la figlia a ritirarsi in un convento lontano, per separarli. Il cuore del giovane uomo si spezzò, ed egli salì sul torrione del castello, per poi gettarsi nel vuoto. Ancora oggi, nelle notti di luna piena, lo spirito non riesce a darsi pace e lo si può vedere, straziato dal dolore, alla ricerca del suo amore perduto.

Il terzo mistero invece ha come protagonista una bellissima contadina, esonerata per il suo aspetto dal lavoro dei campi e addetta al compito di mantenere colme le botti di vino bianco. Un giorno, durante una battuta di caccia, il suo innamorato, un abile e coraggioso scudiero, morì tragicamente e lei, a causa di questo grande dolore, si rinchiuse nella "crota d'l vin bianc". 

Molti contadini raccontano di averla incontrata e di aver udito il suo pianto nelle notti di fine inverno, mentre si culla nel ricordo del suo amore perduto.